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La leggenda narra che il Cane Corso tragga le sue antiche origini dal “canis pugnax” antico molosso romano che accompagnava i Legionari nelle loro campagne di guerra e, per il suo coraggio e fedeltà, era tenuto in una considerazione non inferiore al soldato. In realtà non esiste nessuna prova di ciò e a mio modesto parere rimane appunto una bella storia e basta. Dopo secoli di selezione dovuta alla dura vita nelle campagne meridionali, ove era molto diffuso, rischiò la scomparsa a causa dell’ultimo evento bellico. Fortunatamente alcuni esemplari molto tipici riuscirono a sopravvivere in particolare nelle masserie pugliesi dove furono custoditi gelosamente i migliori ceppi di sangue che conservavano intatte le caratteristiche morfologiche e caratteriali della razza e dai quali furono presi i soggetti per il recupero di questo superbo cane. Nel secolo scorso il Cane Corso era così diffuso in tutto il meridione d’Italia da rappresentare quasi un’istituzione. Ad esso, infatti, facevano riferimento anche i vari Regolamenti Comunali che con appositi articoli ne disciplinavano la custodia. Citerò per tutti il Regolamento di Polizia Urbana e Rurale del Comune di Bitetto, approvato dall’Intendente della Provincia di Bari il 5 marzo 1852, il quale all’art. 3 testualmente recita: “E’ vietato a chiunque di lasciare dalle ore due della notte fuori dalla propria abitazione, cani, o altri animali, che co’bai o urli potrebbero disturbare la tranquillità; sarà lecito a chiunque uccidere o far uccidere simili bestie abbandonate da padroni nelle ore della notte in mezzo alla pubblica Piazza o strada. A’ contravventori sarà applicata l’ammenda di Carlini cinque a dodici. Salvo quanto è prescritto all’oggetto con le diverse Ordinanze di Polizia relativamente a cani corsi.” Il molosso italiano è sempre stato chiamato “ Cane Corso “ come evidenzia una vasta documentazione bibliografica. Per chi non conosce la razza può venire spontaneo il riferimento alla Corsica, ma diciamo subito che non c’entra per niente. La parola “ Corso “ appartiene in esclusiva ad alcuni dialetti dell’Italia meridionale. Infatti “ Corsus “ è un antichissimo aggettivo provenzale che in italiano significa “ Robusto” e che ancora oggi, nella parlata dialettale di molte zone del meridione, significa la stessa cosa. Grazie alla sua versatilità, il Cane Corso è stato in passato utilizzato per una molteplicità di impieghi. E’ stato custode delle masserie, bovaro, fedele compagno dei carrettieri, guardia del corpo e cacciatore di grossa selvaggina (cinghiale, orso, lupo, ecc.). Per descrivere il carattere di questo cane è particolarmente interessante in testo universitario di fine ottocento del Trecce che dedica un intero capitolo al molosso italiano: “ Non è disadatto alla guardia della mandria, avendo l’abilità di restituire alla calma anche il toro stizzito; profitta del momento favorevole per addentarlo alla bocca, e allora lo lascia, quando ha la certezza che l’animale infuriato ceda alle sue imposizioni. E’ un lottatore senza paura e senza biasimo, che si batte con l’assassino, col cane ordinario, con il lupo, con l’orso e con il toro; vero ercole che confidando nella forza propria, rifiuta e spregia l’aguato; attacca sempre di fronte e senza costanza: atterra l’avversario e si contenta di tenerlo semplicemente inchiodato al suolo, se il malcapitato non oppone alcuna resistenza. E’ generoso con i bambini e con i piccoli cani; non gli piace di attaccar briga senza ragione; ma se è provocato, guai all’imprudente, il cane non lascia manomettere la sua dignità. Nella guardia alla casa, ai magazzini, alle merci, è il custode più fiero e geloso, perché preferisce di morire prima che siano manomesse le sostanze affidate alla sua vigilanza